I miei figli sono le mie poesie più belle.
Caro lettore, sai, il termine poesia deriva dal greco antico poièo (ποιέω), che vuol dire fare, creare ed è questo il significato delle parole che ho scritto. I figli sono poesie in quanto creazioni: di vita.
Al di là del credo religioso, cioè di chi o cosa pensiamo sia il primo artefice dell’esistenza, è certo che gli esseri umani nascono da altri esseri umani. Banale? No, perché il senso di appartenenza, il legame che sentiamo per chi mettiamo al mondo è potentissimo. Mi piace tanto l’espressione napoletana: “E figlie so’ piezz’ ‘e core”, perché fa capire che siamo connessi in modo indissolubile, i figli sono parte della nostra parte più vitale. Per la scienza, invece, sono mamma e papà a far parte dei loro bambini, le metà del loro DNA si incastrano in modo casuale e imprevedibile per generare un altro essere. Più vita di così!
Adesso che i miei “bambini” sono cresciuti e li vedo come persone, spesso mi viene ancora da sorprendermi pensando “ma guarda un po’ che ho fatto!” E non perché sono eccezionali o perfetti, semplicemente perché dei nuovi esseri umani (e qui parlo da mamma), hanno preso forma dentro di me. Appena li ho avuti in braccio, il mio baricentro si è spostato irrimediabilmente e da subito sono iniziate due storie d’amore, immenso.
Caro lettore, ti presento un testo che ho scritto durante la mia prima gravidanza e riscritto (nel pensiero) durante la seconda. Da allora è passato tanto tempo e mi ritrovo qui a proporlo perché ho sempre cercato di mantenere questa specie di promessa che ho fatto ad ognuno di loro. Essere mamma non é un idillio: io soffro con loro e per loro, ma cerco di esserci sempre, con tutte le mie imperfezioni e debolezze. Chissà se da mamma, figlia o figlio, tu possa ritrovarti in queste parole. . .
Caro lettore, ho letto tante poesie dedicate ai figli e avremo modo di riparlarne, ma ora mi sono venute in mente le parole di una delle più belle canzoni che io abbia mai ascoltato.
“ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.”
(da “La cura”, testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro, 1997)
